“Ring the bells that still can ring.
Forget your perfect offering.
There is a crack in everything.
That's how the light gets in.”
Leonard Cohen
Prologo
Il libro che mi accingo a scrivere tratta il tema dell'identità. La mia, la vostra.
Identità significa chi siamo, qual è la nostra natura, la nostra specificità, il nostro quidnel mondo. Come realmentemi distinguo dal mio prossimo? Quali sono i miei meccanismi peculiari? Che differenza c'è fra carattere e natura? Compito ambizioso. Ma il mio èun metodo ambizioso. La Tangoterapia Metodo Habib considera la nostra persona come un universo da esplorare, da comprendere, da sondare, da vitalizzare. Può il Tango aiutarmi in questo compito? Sicuramente, in parte.
Sto aspettando la prossima cliente. E' la sua prima volta. Arriverà e mi dirà perché e venuta da me, qual è la sua domanda, il suo tema, il suo disagio, la sua curiosità. Io le dirò di alzarsi, di chiudere gli occhi, di non fare nulla e di provare a tenere gli occhi sempre chiusi per qualche minuto. A quel punto sceglierò una musica, una fra tremila circa stipate nel mio smartphone. La mia musica, la sua musica, il nostro mondo per tre, quattro minuti. Eh si, la scelgo io la musica. Sempre. E' il mio modo per comunicare con una intenzione precisa, come un racconto, una suggestione, un setting. E non sarà una musica di Tango. Sorpresa. Poi mi avvicinerò e sentirò il modoin cui sta in piedi davanti a me. Vedrò il modoin cui tiene gli occhi chiusi, la sua bocca, i piccoli movimenti del capo. Il suo corpo confesserà una vibrazione peculiare, la sua. Quando sarò a un passo da lei tutto inizierà a cambiare. Tutta la sua persona oscillerà, si adatterà, si preparerà al contatto.
E il lavoro sarà iniziato. Alla ricerca dell'identità. Chi sei?
Prima del contatto ogni cosa, ogni energia cambia forma, prende un nome misterioso come una parola mal scritta quasi illeggibile. Finalmente le tocco una mano, la prendo, respiro.
La abbraccio piano. Incendio di realtà.
Come in un puzzle di un milione di pezzi qualche tessera va subito a posto. Io comprendoqualcosa. La musica mi dice cosa fare e il mio organismo inizia a processare i dati dell'anima. Distinguo fra me e lei. No, non è importante che la persona sappia ballare il tango, anzi. Questo primo approccio con una o un ballerino guasterebbe in parte la festa. In quel caso avrei a che fare con una maschera perfetta e un'identità tutta da svelare. Difficile posare una maschera incollata. Difficile ma possibile.
Durante il ballo lei parlerà forte con quel corpo vergine del mio schema, della forma che propongo. La capirò per differenza. Inizierò a scoprire chi è basandomi su una precedente scoperta di me. Come avvicinare un colore definito a uno cangiante che piano si definisce.
La capirò per differenza.
Perché mi stringe così forte la mano? Perché sento quel freddo nel petto? Perché il suo busto è così rigido? Eccole le altre maschere che piano appaiono e si presentano in fila. Le vedremo ad una ad una. Con pazienza, respirando. La musica finirà e il modo in cui si allontanerà da me racconterà la storia di come lascia e viene lasciata, di come incontra gli uomini e le donne, di come vive l'abbandono o la liberazione da una madre troppo assillante, di come saluta un padre poco presente o violento. E io accoglierò tutto questo nel mio organismo, consapevolmente, e le chiederò semplicemente: "come stai?"
Ma ora mi chiedo come sto io. Adesso, dopo aver scritto le prime righe del mio secondo libro. Bene, sono curioso di sapere che forma prenderà, in che modo potrò raccontare al lettore questa mia ricerca della Verità.
In questi sei anni, da quando ho pubblicato “TangoOlistico, ai confini del Contatto”, ho apportato alcune modifiche alla disciplina ma soprattutto ho approfondito i temi, esplorato nuovi strumenti e ho deciso di scrivere questo libro per aggiornare lo stato dell'arte, della mia arte, ma anche per accorgermi tramite lo scrivere della miaidentità, del mio percorso. Chi sono?
Alcuni giorni fa durante un gruppo di formazione mi sono prestato come cavia durante la lezione sul Sogno Danzato, una delle novità che avrà spazio in questo libro. Ho raccontato un mio sogno e il gruppo di allievi mi ha accompagnato nella sua comprensione danzando insieme a me con le tecniche particolari che stavano apprendendo. Fantastico. Provare su di me che il Metodo funziona! Attraversare quegli attimi di sgomento e di perdita di controllo, per poi rimettere le cose a posto. Una piccola epifania del mio inconscio. Funziona.
E allora sono qui.
Accompagnato da un gioco di impressioni trasognate e semplici schemi per capire i meccanismi elaborati della disciplina, proverò a raccontarvi la mia arte.
Ma ecco che arriva la mia cliente. La realtà sta per chiamare forte alla porta dell'attesa. Io respiro il momento e inizio la mia giornata di lavoro.
Buona lettura,
Massimo Habib
TANGO
Si vede (quasi) tutto
Il nuovo millennio è appena iniziato e mia moglie mi convince a provare una lezione di Tango Argentino. La accontento. Sì, perché io questa cosa di ballare proprio non la capisco. Mi sembrano un po' superficiali i ballerini e anche un po' vanesi, ma proviamo.
Iniziamo con un paio di lezioni private e non sembra difficile. Sospiro di sollievo.
Ma le cose diventano maledettamente complicate quando partecipiamo ad una lezione di gruppo. Mi ritrovo a ballare con una donna alta quasi quanto me (cioè molto alta) e non riesco a muovere un passo. Fa caldo e inizio a sudare. Lei è irremovibile nel senso che non si muove proprio, mi dice che ci devo pensare io. La mia frustrazione subisce un'impennata e mollo il colpo. Usciti dalla lezione mi ripropongo di non ballare mai più questo “Tango”.
Cos'era accaduto? Cosa miera accaduto?
La mia energia attiva, maschile, propositiva, solare, volitiva era stata dissolta da una fermezza inattesa, una richiesta da parte di quella donna che non avevo saputo soddisfare.
In che modo si manifestava la mia identità in quel periodo? Un po' di sicumera, l'idea di essere “arrivato” nel lavoro e pure una parte maschile tutta da scoprire, quasi da inventare.
Eh sì, perché io i passi imparati li sapevo fare davvero! Ma li sapevo fare da solo oppure con mia moglie con la quale c'era ovviamene una consuetudine relazionale che lo permetteva. Quella donna invece mi aveva messo davanti alla nuda realtà della dimensione della mia parte attiva, maschile.
Il contatto a livello del petto, la musica ritmata, il ruolo, avevano svelato la mia inettitudine a relazionarmi come uomo, come maschio, come essere senziente. Apparivo, energeticamente e psicologicamente, semplicemente come una nullità.
Oggi sorrido nel ricordare quell'episodio ma il cassetto degli attrezzi che ho pazientemente costruito in tutti questi diciotto anni mi consente di comprendere a fondo ciò che era accaduto. D'altra parte, grazie anche a quella mia esperienza, mi sono accorto che meccanismi analoghi si manifestano anche nei miei allievi e allieve.
Ad esempio, mentre insegno ad un gruppo o ad una coppia, vedo l'uomo che non riesce a muovere un passo nonostante conosca la tecnica. E vedo il suo sguardo un po' disperato, pronto a rinunciare ad entrarenel meccanismo della realtà, della realtà relazionale.
Oppure, quando una donna a cui sto insegnando i primi passi si ostina a non appoggiare completamente il piede a terra nonostante le abbia spiegato molto chiaramente le regole, perché lo fa lo stesso? Cosa mi sta comunicando? Oggi conosco bene la ragione di quel comportamento. Ha un significato codificato ed è valido per tutti. Grazie al tango è possibile, se vogliamo, comprendere a fondo molti dei nostri comportamenti, molti ma non tutti.
Il Tango Argentino non è una metafora di vita, è uno straordinario strumento di prova inconfutabile di chi siamo mentre viviamo un oggettivo momento di realtà relazionale.
Si vede (quasi) tutto.
Ma facciamo un passo indietro. Quali sono gli elementi peculiari del tango argentino? Perché rende possibile il manifestarsi di questi meccanismi? In cosa si differenzia dagli altri balli?
Gli aspetti fondamentali sono tre: il contatto a livello del petto, la postura ed i ruoli.
La tensione di due corpi che si cercano prevalentemente a un livello alto, nella zona dove risiedono il cuore e i polmoni è una tensione prettamente relazionale. Fatta eccezione per il viso, si tratta dei luoghi della comunicazione per eccellenza.
Sentirai il mio cuore battere e il mio respiro funzionare. Ci stiamo dicendo che siamo vivi, il modo in cui siamo vivi oggi. Straordinaria occasione di scoperta di noi!
Offrite questa particolare modalità di incontro a due persone qualunque, che non si conoscono. Spiegate loro che è funzionale all'apprendimento di questo ballo e guardate cosa succede. Poi cambiate le persone, altre due e osservate le differenze: saranno enormi. Il primo timido passo alla ricerca dell'identità.
Il contatto a livello del petto scatena oceani di verità nascoste, complesse, a prima vista indecifrabili ma, appunto, le scatena, le incendia, le illumina. Potremo osservare imperiose resistenze al contatto, battito del cuore che quasi sparisce oppure accelera incontrollato, respiro che si blocca. Ma soprattutto i corpi fanno cose inaudite: si inarcano le schiene, le gambe si flettono o si stendono. Gli occhi si sbarrano aperti o si serrano chiusi.
Ora dite alle coppie di allontanarsi, di tornare nella condizione di quiete precedente e poi proponete una camminata normale, da soli.
Ogni oceano è rifluito. Come un'alluvione che non lascia traccia in una città che torna alla sua vita quotidiana, così queste quattro persone torneranno a muoversi come prima, incoscienti e immemori di quei tre minuti di tempesta. I lampi si sono spenti, i tuoni sono silenti e... il velo che ricopriva la loro anima si ricompone, come una resilienza muta che sa di sollievo e stasi emotiva.
La postura, per me e per altri milioni di tangheri così naturale e ovvia, rappresenta per un neofita una sfida non banale. Come mi devo mettere? Ma siamo sicuri che si faccia così? Recentemente un mio allievo ha rinunciato a proseguire le lezioni perché si reputava inadatto ad assumere tale postura. Si tratta in definitiva di un baricentro spostato in avanti, identico per uomo e donna, funzionale ai meccanismi di ballo.
E infine i ruoli. Nel tango l'uomo guida e la donna segue. L'alternativa, semplicemente, non è realistica. Il vero motivo di questo basilare meccanismo sta nel sistema di comunicazione che si deve creare nel ballo. Nel tango le combinazioni di passi e di figure sono praticamente infinite. Sarebbe impossibile trovare un'intesa fra uomo e donna su quale debba essere il prossimo passo, la prossima direzione. Uno dei due deve dare indicazioni chiare, precise, non negoziabili, definitive, altrimenti la danza si interrompe. Questo è quanto.
Naturalmente seguire non significa obbedire e guidare non significa obbligare, ma di questo tratteremo più avanti.
Ciò che importa sottolineare in questo momento è che i ruoli, quali che siano, sono chiari.
E qui la nebbia che ci penetra l'anima può iniziare lentamente a dissolversi.
Chi sono?
La chiarezza dei ruoli è forse l'elemento più importante che ha prodotto in me il seme da cui è poi scaturito il mio Metodo. Durante quella lezione, quando io cercavo disperatamente di far muovere anche un solo passo alla donna irremovibile, il mio carattere mi aveva letteralmente sbattuto davanti ad una occasione di chiarezza. Banalmente, chi doveva guidare in quella situazione? Lei lo pretendeva, il ballo lo ordinava, io non lo facevo.
Sono tempi insoliti per noi uomini figli di un patriarcato logoro ma presentissimo. Accusati di una aggressività che tanti danni ha fatto e fa ancora nel nostro mondo ci rintaniamo in una sorta di blocco preventivo, una ignavia energetica ed espressiva dove, se fare la guerra o picchiare una donna è sbagliato, non sappiamo ormai cosa possa essere giusto.
Il tango offre una straordinaria occasione di mostrare e dimostrare una aggressività sana, significante, produttiva, illuminata che possa far splendere l'armatura del guerriero della vita in armonia con ciò che ci circonda. Ma come si fa?
Il tango offre all'uomo una regola da rispettare e praticare. Non sarà sufficiente a formare l'uomo ideale ma c'è un obiettivo (imparare a ballare), uno strumento (la tecnica) e un piacere legato a una soddisfazione (portare la donna). Restando nell'ambito ristretto della danza questi aspetti possono essere sufficienti a portare un po' di chiarezza nel ruolo maschile. Certo, l'obiettivo dell'insegnante è quello di formare un ballerino e niente più ma l'esperire il ruolo in modo continuativo, la ricerca di un equilibrio e lo stare nelle trame musicali nella maniera più adeguata possono favorire un benessere che, anche senza un processo esplicito di consapevolezza, crea un cambiamento di fatto, anche se non definitivo, nell'organismo del ballerino.
E la donna? La richiesta che il tango le propone è ardua, a volte impossibile da esaudire. Seguire. L'arte della seguidora.
Diciamocelo chiaramente. Una larga parte delle donne che partecipa ad un corso base di Tango Argentino, dopo una decina di lezioni non si avvicina nemmeno lontanamente al concetto di seguidora.
Razionalmente il concetto viene digerito piuttosto rapidamente, il problema è attuarlo. L'uomo (che come abbiamo visto ha i suoi problemi a reggere il ruolo) incespica sui passi appresi. La donna (che impara gli stessi passi più velocemente di lui) si spazientisce e finisce per prendere il comando delle operazioni. Ad un occhio poco allenato la coppia sembra stia ballando un tango ma quello che stanno mostrando e vivendo è finto, artefatto, privo di passione, confuso, intermittente, rigido. Ci sono coppie che continuano così per sempre, in un gioco delle parti rovesciato e malinteso che si trascina all'infinito. Sto parlando di ciò che accade durante il ballo, ovviamente...
Si vede (quasi) tutto.
Il vero problema della donna è che accettare questo ruolo implica riconoscere che durante quei tre minuti di danza qualcun altro, in questo caso un uomo, possa occuparsi di tutto o quasi. Significa che la donna si può finalmente rilassare e farsi portare, magari ascoltando la musica. E dov'è il problema? Direte. Il problema sta nelle conseguenze di tutto questo. Lasciarsi andare, accettare, ascoltare senza parlare, muoversi senza proporre significa aprire una valvola fondamentale del nostro essere. La valvola del sentire. E la vita ci ha insegnato, ci ha imposto, che sentire spesso è sinonimo di sofferenza e, in alcuni casi, di piacere. Ma questi casi sono pochi, e allora la valvola si chiude, gli occhi si aprono, si sbarrano, il corpo si irrigidisce, dice forte il suo no e alla fine trova un modo finto come una pantomima per ballare comunque.
Anni e anni di esperienza mi dicono che una donna che abbia subito una qualunque forma di abuso, dall'attenzione psicologica di un parente alla violenza sessuale, ballerà tango con gli occhi sbarrati, perché la vita le ha detto che chiuderli è pericoloso e che ha sofferto abbastanza e che la ricerca del piacere è tarlata da una marea di dolore e che le cose, se non sta attenta, si ripeteranno. E allora, sì, vorrei ballare il tango, io donna, ma non posso consentire a questa meravigliosa danza di impossessarsi di me perché di me non si impossesserà più nessuno.
Si vede (quasi) tutto.
Gli occhi. Quanti occhi ho visto e come parlano chiaro senza dire una parola. Parlano di bambini felici quando, aperti, sprizzano gioia e soddisfazione nell'uomo che guida respirando la vita, parlano di bambini assonnati dopo una giornata intensa nella donna che segue trasognata. Parlano di bambini che non vogliono più vedere dopo essere stati umiliati durante un gioco magari dal padre giudicante. Ed eccoli quegli occhi chiusi negli uomini che guidano senza prendersi la responsabilità del percorso da fare perché preferiscono non vedere, perché la vita ha detto loro che davanti alle situazioni difficili a volte è meglio essere ciechi. E il tango può essere vissuto proprio come una situazione difficile.
Ovviamente tornerò su questi aspetti basilari del tango (contatto, postura e ruoli) più avanti quando esporrò il mio metodo, ma sin d'ora è fondamentale intuirne le potenzialità.
Si vede (quasi) tutto.
In questo quasiancora riparato da un mantello scuro, c'è il seme del mio lavoro, il tassello che mette a posto il meccanismo vitale, l'ingranaggio che dà il laal percorso di crescita personale, alla guarigione della ferita. Ma non è ancora tempo. Ora diamo spazio ai meccanismi energetici di questa meravigliosa danza.
Energie
Quando una forma, una struttura, raggiunge uno stato di equilibrio, qualcosa nella sua sostanza può iniziare a funzionare. L'equilibrio consente alle forme di vita di manifestarsi, di apparire. Come un torbido che si rischiara così le onde che ci perturbano possono lasciare spazio a quella trasparenza che ci definisce nel mondo, a tratti.
Equilibrio non significa sanità o felicità. È un momento, un lasso di normalità che ci consente di respirare una coscienza di noi.
Naturalmente possiamo ambire a stati di equilibrio differenti. Possiamo diventare più felici, più espansi nel mondo e pure restare in equilibrio, oppure possiamo deprimerci e sperimentare un equilibrio pesante e quasi immutabile.
Fra un equilibrio e un altro ci sono gli spostamenti. Passaggi difficili a volte lunghi e tormentati, a volte improvvisi e lancinanti durante i quali le onde si infrangono contro scogli inaspettati. Nonostante il nostro organismo tenda all'equilibrio, questo lascia spazio alla trasformazione che ci porta giù o su nella scala della vita e poi ci lascia appesi a registrare un nuovo bilanciamento osservabile.
Ebbene, il tango argentino propone una griglia di possibile equilibrio con la quale possiamo misurarci e che possiede un funzionamento energetico intrinseco di grande potere interpretativo.
Se proponiamo ad un neofita di assumere una postura tanghera dopo avergli ovviamente spiegato come funziona, osserveremo subito i molteplici discostamenti che appariranno sotto forma di contrazioni o distensioni muscolari, sguardo, posizione ecc. Ma... discostamenti da cosa?
Proviamo a leggere il tango dal punto di vista energetico.
Terra
Per danzare, da soli o con qualcuno, dobbiamo avere una qualche contezza del nostro rapporto con la Madre Terra.
Con un po' di allenamento, un allievo di Tangoterapia Metodo Habib è in grado, osservando il modo incui balla una persona, di specificare quale sia il suo rapporto con la terra. Ma di che rapporto stiamo parlando?
Il tango, per quanto sofisticato, intellettualizzato, è pur sempre un ballo popolare. Le sue umili origini si portano dietro aspetti di sopravvivenza, combattimento, corporeità di base. Ben sanno i ballerini e le ballerine che nel tango la gamba sulla quale portiamo il peso si distende attraverso il piede completamente sulla terra, conquistando il pavimento alla ricerca di un equilibrio posturale che ha proprio la sua radice nella pianta del piede. Quanto più questa distensione sarà completa, serena, soddisfacente, tanto più l'equilibrio complessivo della persona ne trarrà vantaggio.
Ma la terra, elemento che per tutti noi dovrebbe essere ovvio, scontato e onnipresente può, invece, rappresentare un grande elemento di criticità nel rapporto con noi stessi e con gli altri. Rappresenta infatti il nostro principale confronto con la realtà.
Energeticamente parlando, la terra mi definisce nella parte inferiore del mio corpo: piedi, gambe, bacino, pancia. Le carni, camminando, si colorano, si stendono, prendono forma e parlano di sé raccontando la loro storia. Le mie gambe mi sorreggono? Posso fidarmi di loro? Oppure sono costretto a rinnegarle sollevandomi dalla terra quasi bruciasse e impedendomi di rilassarmi? Tipico, questo atteggiamento in ambedue i sessi. Quasi mi metto sulla punta dei piedi per... essere all'altezza!
Quale sforzo, quanta intenzione, che spreco di energia. Eppure a volte questo atteggiamento corporeo e posturale è talmente insito, radicato, che l'individuo lo attua senza alcuna coscienza. L'automatismo appare in tutta la sua caratterialità inconsapevole. Mi fido così poco della terra e del mio compagno che sono costretto a restare bloccato in una terra di nessuno, in una tensione che non ha obbiettivo se non quello della tensione stessa e della fuga dalla sensazione pura di sé.
La cosa incredibile è che se osserviamo lo stesso individuo camminare da solo e non collegato nella relazione di tango, non vediamo nulla di tutto questo. La sua tensione scompare, la sua camminata è normale.
Ora attenti: è la relazione che illumina il carattere. La nostra nevrosi riluce grazie al contatto con l'altro, la svela, e ci consente di osservarne il funzionamento.
Vedremo più avanti un concetto centrale per tutto il mio lavoro che ora solo accenno. Ciò che consente di approfondire il tema del carattere umano non è lo studio della relazione fra due individui bensì lo studio della reazione di un individuo in un contesto relazionale. L'altro individuo viene considerato come una variabile indipendente mentre l'oggetto di studio è il primo individuo il cui funzionamento appare grazie alla presenza e al contatto portato dal secondo.
Ma di tutto questo più in là. Fatto sta che la mancanza di terra appare proprio durante questa relazione.
A volte invece accade l'esatto contrario.
Come una montagna che implode, un palazzo che crolla su sé stesso, così alcuni individui reagiscono al contatto tanghero, immediatamente. Un collasso energetico provocato dalla presenza di un altro essere umano. Le gambe si flettono, i piedi affondano nella terra e si fanno pesanti, quasi irremovibili. La testa si china come una resa incondizionata, una sorta di accettazione di inferiorità davanti all'altro. Una disperata richiesta di aiuto, muta, con il corpo che la urla.
Questo affossamento è figlio del modo in cui abbiamo vissuto la nostra infanzia. Se nel caso della tensione estrema verso l'alto siamo stati educati nel senso di un dover essere all'altezza dei genitori, in questo caso abbiamo imparato ad obbedire come atto necessario per ottenere da loro un briciolo d'amore.
Il lettore non si dolga di questo sguardo ancora superficiale volto verso temi enormi qui solo accennati. Nella parte attinente al Metodo proverò ad approfondire ed esemplificare le conseguenze del disequilibrio con la Madre Terra.
Fatto sta che ballare tango significa inevitabilmente confrontarsi con queste possibili polarità. Quale che sia la manifestazione di me, accartocciato o iper-espanso verso l'alto, il solo apprendere la forma corretta, la postura equilibrata, potrà favorire un aggiustamento ancorché parziale o temporaneo del mio atteggiamento verso la vita. Il solo esperire una forma di nuovo equilibrio mi consente di venirne contagiato, come una speranza, un movimento di vita.
E terra non significa solo piedi e gambe.
Le conseguenze corporee del contatto con la terra attraversano tutto il corpo dai piedi in su e, quando riguardano i primi chakra, ci parlano di parti fondamentali di noi: sopravvivenza, sessualità e piacere.
Quanto più sarò in grado di affidarmi alla terra, di accettarla come madre, come stabilità, tanto più i miei organi primari, bassi, potenti potranno esprimersi liberi di soddisfare i loro bisogni.
Ma osserviamo una situazione di chiaro disagio.
Ricordo una cliente che aveva un obiettivo preciso: comprendere i motivi della sua insoddisfacente relazione con il sesso. Durante i primi incontri accadeva sempre che, sin dal momento precedente il mio abbraccio, si metteva sulle punte, aspettandomi. Ciò che accadeva dopo era prevedibile e conosciuto. Restando prevalentemente sulle punte il suo ballo era troppo tensivo, il suo respiro quasi sempre bloccato, il suo incedere era il risultato di una resistenza alla mia guida e di un tentativo di condurre lei. Poteva presentarsi il piacere, in una qualsivoglia forma, date le circostanze? Senza l'abbandono alla terra non è immaginabile abbandonarsi a sé stessi e al proprio piacere, in particolare quello sessuale. Siamo fatti così.
Quella donna metteva in atto un comportamento specifico che la allontanava dalla sensazione di sé.
Più avanti vedremo come il Metodo può aiutare le persone ad accorgersi di questi meccanismi e a trovare le strade per correggerne le conseguenze sul benessere.
Dunque ballare tango significa in primo luogo accettare la dimensione terrestre del nostro organismo, accettare in una qualche forma che le sensazioni che la terra mi dà sono essenziali per relazionarmi con me e con gli altri.
Cielo
Se ballassimo tango dominati dall'energia di terra finiremmo per gattonare come un bambino o, con un'immagine meno suggestiva, incederemmo pesanti verso l'altro rivolgendo lo sguardo a terra. Invece ecco il bilanciamento verso l'alto, un'energia fondamentale per l'equilibrio del nostro organismo. L'energia del cielo.
Come in uno stretchingche non prescinde dalla terra ma anzi la certifica, ecco che il corpo di stende verso l'alto restando energeticamente radicato a terra. Quella del cielo è probabilmente l'energia dell'adultità. Il nostro essere si staglia per vedere il mondo, comprenderlo, ma soprattutto saggia e misura le proprie potenzialità di grandezza, di espansione. Ergersi oltre un ostacolo, formulare un'idea nuova, sentirsi attratti da qualcosa che ancora non si conosce. Un ballerino di tango non pensa a tutto questo quando danza ma, se non rispetta questa fondamentale modalità posturale, il ballo diviene pesante e incerto e la coppia non riesce a creare l'alchimia necessaria per produrre i passi. Ciò che dico vale indifferentemente per uomo e donna.
Come posso sapere chi sono se non misuro la mia reale altezza?
Come per la terra anche qui l'evento scatenante, quello che determina il cambiamento è costituito dall'incontro a livello del petto. Il solo avvicinarsi all'altro modifica la mia tensione verso l'alto. A seconda di chi siamo e come stiamo il nostro corpo renderà esagerato il movimento verso il cielo per ribadire all'altro che siamo i migliori, oppure si inchinerà alla grandezza del partner per confessare la sua remissione, la sua difficoltà ad accettare le potenzialità.
Che fatica trovare un equilibrio soddisfacente fra queste due prime energie! Accettare una realtà terrena e nel contempo essere all'altezza della nostra dimensione potenziale.
Cielo è anche ideazione e progettazione. Ogni movimento psico-corporeo verso il futuro è denso di cielo. A volte questa dimensione si presenta però come sovraesposta e rischiamo di diventare un palloncino pieno di elio che perde ogni contatto con la terra.
Osserviamo coppie di tango danzare in una milonga. In alcuni casi troveremo evidenza di queste riflessioni, la troveremo in uno sguardo un po' allucinato di un uomo che guida e invece di guardare avanti a sé si perde nel soffitto come se lì potesse trovare la risposta alla domanda attuale: dove vado? Oppure in una donna che, occhi aperti e spalle in fuori, rigida e in tensione, partecipa alla danza come un ologramma mentre ogni sua emozione, profondità, consapevolezza e presenza risiedono in un "non si sa dove" dissociato, altrove, indefinito.
Esiste una dimensione mediana fra l'evaporazione e lo schiacciamento a terra. Ma non è la soluzione che cerchiamo. Rivedremo questa considerazione più avanti quando esporrò il Modello Interpretativo Quadripartito, ma già ora possiamo riflettere sulla forma che può prendere questa postura equilibrata con l'obiettivo di favorire il benessere.
Ciò che consente il funzionamento dell'organismo, relativamente a queste sue energie è la contemporaneità del loro funzionamento, la comprensione profonda dell'esistenza di queste due parti. Non chiediamo a terra e cielo di fondersi in noi bensì chiediamo a noi stessi di accettare la loro presenza in noi. Accettiamo di ascoltarci in questo dimensionamento. Non è dunque la via di mezzo che cerchiamo bensì l'integrazione delle nostre energie.
Fantastico, in questo senso, il contributo che il tango può dare alla comprensione del nostro funzionamento psico-corporeo. Chi si iscrive ad un corso di tango non pensa a tutto questo e probabilmente non lo farà mai. Questo è normale. Ciò non toglie che questa danza si presti, come stiamo scoprendo, a profonde riflessioni sul nostro funzionamento.
Imparare a ballare tango è un po' una terapia inconsapevole, sotto traccia, che dà stimoli e sensazioni nuove ai ballerini in erba senza spiegare loro il come e il perché. E se non possiamo considerarla proprio una terapia, una forma di cura esistenziale, ci stiamo avvicinando a piccoli passi ad un punto di svolta. Sarà sufficiente il tango così com'è a spiegare il funzionamento dei meccanismi umani?
Si vede (quasi) tutto.
Relazione
Quando ci innalziamo e al contempo restiamo radicati a terra, con il peso chiaramente su una gamba mentre l'altra resta vicina alla prima, accade qualcosa di molto particolare.
Si crea infatti una distensione a livello del plesso solare come se questo stretching in primo luogo fisico mostrasse una sorta di apertura, un varco sotto il petto. Provare per credere. E' come se si creasse uno spazio energetico in parte sconosciuto pronto per essere riempito e reso significante di vita. Se a questo fenomeno aggiungiamo il baricentro spostato in avanti necessario perché il processo posturale tanghero sia compiuto, allora siamo pronti per esplorare il vero obiettivo di ogni ballerino di tango: la relazione!
Quanto più questo varco energetico, questo vuoto fertile nel mezzo del nostro corpo si rivelerà (ovvero quanto più l'equilibrio fra terra e cielo si sarà creato) tanto più la relazione che si manifesterà fra uomo e donna sarà autentica, significante, potente e... pericolosa.
Chi sono? È possibile che questo particolarissimo contatto possa contribuire a spiegarmelo?
Si vede (quasi) tutto.
L'energia relazionale è resa possibile dall'equilibrio fra le altre due, frutto di un'espansione e distensione dell'organismo che consente un'apertura verso ciò che accade di fronte a noi. Tutto questo avviene a prescindere da ciò che sta accadendo davanti a noi.
Vediamo ora come questa energia si manifesta a livello tecnico.
Propongo spesso sia nei corsi di tango sia nei percorsi del mio Metodo, una camminata solitaria dei partecipanti dopo che questi sono stati preparati ad agire le tre energie. La preparazione relativa alla terza consiste nello sperimentare il baricentro spostato in avanti. Immaginiamo che un filo parta da un punto situato qualche centimetro sopra l'ombelico e miri a terra davanti a noi a circa un metro di distanza. Questo filo ci tirain avanti. È come un'attrazione verso il futuro che non ci fa piegare bensì attrae tutto il nostro essere mantenendolo integro. Restiamo eretti con lo sguardo in avanti ma il nostro petto appare spostato rispetto al bacino e alle gambe. È esposto verso il futuro. La postura che ne deriva assomiglia molto a quella dello sciatore o del calciatore. Questo baricentro spostato porta pressione e intensità sulla gamba su cui abbiamo il peso. Da una parte ci dà la possibilità di controllare perché aumenta la nostra sensibilità sul piede, dall'altra ci espone a ciò che può accadere. Il nostro petto è aperto.
Il tanghero o la tanghera del caso non lo sanno ma, quando ballano bene, stanno esprimendo un chiaro sìalla vita. Il loro protendersi vigile verso l'altro, prima di avere un significato relazionale ha un significato esistenziale, individuale.
Far sì che questo accada non è semplice. Le nostre rigidità caratteriali, frutto della vita passata e presente, quasi sempre plasmano la nostra postura in due posizioni classiche: quella col baricentro ben allineato che ci tiene eretti e indipendenti e quella col baricentro indietro con una tensione che rema contro l'incontro con l'altro.
Ed eccoci giunti alla relazione, al contatto, all'amplificazione del nostro sentire.
Con quante donne e quanti uomini ho ballato...
La gran parte sperimentano una resistenza automatica che solo l'apprendimento della tecnica riesce a lenire anche se non sempre.
Una ragazza a cui sto per insegnare i primi rudimenti del tango si avvicina apparentemente fiduciosa. Io l'abbraccio dopo averle spiegato le tre energie del tango e, immediatamente, il suo corpo reagisce. Le braccia creano tensione, il busto si allontana, il respiro si blocca. Ogni mio tentativo di rassicurarla con l'obiettivo di cambiare questa tensione risulta vano. Perché? Perché l'innesco tanghero ha fatto emergere il suo nonei confronti dell'altro. Ora qualcuno potrebbe, a diritto, sostenere che questo fenomeno dipende dall'altro o dalla circostanza e invece, dopo dieci anni d'esperienza, posso dire di no. Ciò che emerge in lei nulla ha anche fare con me. Sarebbe più o meno la stessa cosa con un altro uomo. Strabiliante fenomeno se lo pensiamo nell'ottica di contribuire a far prendere forma ad una disciplina di crescita personale che studia proprio il carattere. Ma di questo più in là.
Basti per ora al lettore di visualizzare questa costanza, questa rigidità che non cambia se non dopo ore di lezioni individuali e comunque mai scompare del tutto continuando a rivelare, in parte, chi sei.
Si vede (quasi) tutto.
Le potenzialità di questo sì alla vita sono infinite. Un tanghero che riesce a comunicare le sue intenzioni, passi, marca, ad una tanghera rispettando questa disposizione energetica, risulta chiaro, potente, attento. Ed una tanghera, che a sua volta risponde con la medesima postura, esprime un sì chiaro e definito come una antenna tesa all'ascolto che si protende verso l'emittente per comprendere i suoi codici.
Ma queste tre energie si nutrono l'una dell'altra e questo è meraviglioso. Un disequilibrio nella terra porterà la mia energia troppo in alto e invece di dire sì alla vita lo dirò alla Luna o al Sole lasciando il mio compagno solo e me sulle nuvole, inconsistente sognatore che idealizza l'altro nel bene e nel male. D'altro canto, un Sole spento mi abbatterà in giù a implodere su di me e dire sì alla vita mentre sto implodendo è come celebrare un matrimonio mentre mi chino a raccogliere una fede caduta.
Non so se esista un ordine fra le tre energie, quale sia quella che crea i presupposti perché le altre possano manifestarsi. Probabilmente è una questione inutile. Ciò che conta è osservare ciò che accade quando le tre sono in equilibrio e si verifica quello splendidostretchingvitale che tanto può dare al ballerino e al cercatore della verità che ognuno di noi è quando si pone le domande più importanti: chi sono, dove vado.
Prima di addentrarci nelle tangoterapie e nel mio Metodo proviamo a concludere questo breve sguardo sul tango.
La contemporaneità di essenza popolare e intellettualizzazione produce un contrasto che resta impresso nella tecnica e nella riconoscibilità del fenomeno anche a livello relazionale e sociale. C'è una solidità, nel tango, che ogni ballerino presto scopre e di cui sempre si innamora. Come se lo schema stesso, i ruoli chiari, la musica identitaria, le regole di comportamento sempre uguali da un secolo, permettessero il sopraggiungere di una sorta di fiducia sociale. Il tango si presenta come un contenitore blindato, ripetibile, costante, in una parola, affidabile.
Il lettore che non balla non creda che il tango che si danza in milonga sia quello che si vede negli spettacoli dei ballerini professionisti. L'evento sociale e relazionale che si manifesta ogni sera, ogni notte è fatto di passi tutto sommato semplici, intrecci riconoscibili, sequenze in parte inattese ma iscritte in un quadro comunicativo consistente e meno complesso di quanto possa sembrare.
Insomma, il tango si mostra come una formidabile struttura energetica, un esempio di equilibrio vitale, uno schema con cui misurarsi.
Sono tuttora convinto, dopo diciotto anni, che il tango sia un perfetto punto di partenza per comprendere i meccanismi della nostra anima, del nostro carattere. Come ho scritto più volte; si vede quasi tutto.
Vediamo ora in che modo si è pensato di utilizzare il tango per aiutare le persone, con quali obiettivi, in che modi.
Forget your perfect offering.
There is a crack in everything.
That's how the light gets in.”
Leonard Cohen
Prologo
Il libro che mi accingo a scrivere tratta il tema dell'identità. La mia, la vostra.
Identità significa chi siamo, qual è la nostra natura, la nostra specificità, il nostro quidnel mondo. Come realmentemi distinguo dal mio prossimo? Quali sono i miei meccanismi peculiari? Che differenza c'è fra carattere e natura? Compito ambizioso. Ma il mio èun metodo ambizioso. La Tangoterapia Metodo Habib considera la nostra persona come un universo da esplorare, da comprendere, da sondare, da vitalizzare. Può il Tango aiutarmi in questo compito? Sicuramente, in parte.
Sto aspettando la prossima cliente. E' la sua prima volta. Arriverà e mi dirà perché e venuta da me, qual è la sua domanda, il suo tema, il suo disagio, la sua curiosità. Io le dirò di alzarsi, di chiudere gli occhi, di non fare nulla e di provare a tenere gli occhi sempre chiusi per qualche minuto. A quel punto sceglierò una musica, una fra tremila circa stipate nel mio smartphone. La mia musica, la sua musica, il nostro mondo per tre, quattro minuti. Eh si, la scelgo io la musica. Sempre. E' il mio modo per comunicare con una intenzione precisa, come un racconto, una suggestione, un setting. E non sarà una musica di Tango. Sorpresa. Poi mi avvicinerò e sentirò il modoin cui sta in piedi davanti a me. Vedrò il modoin cui tiene gli occhi chiusi, la sua bocca, i piccoli movimenti del capo. Il suo corpo confesserà una vibrazione peculiare, la sua. Quando sarò a un passo da lei tutto inizierà a cambiare. Tutta la sua persona oscillerà, si adatterà, si preparerà al contatto.
E il lavoro sarà iniziato. Alla ricerca dell'identità. Chi sei?
Prima del contatto ogni cosa, ogni energia cambia forma, prende un nome misterioso come una parola mal scritta quasi illeggibile. Finalmente le tocco una mano, la prendo, respiro.
La abbraccio piano. Incendio di realtà.
Come in un puzzle di un milione di pezzi qualche tessera va subito a posto. Io comprendoqualcosa. La musica mi dice cosa fare e il mio organismo inizia a processare i dati dell'anima. Distinguo fra me e lei. No, non è importante che la persona sappia ballare il tango, anzi. Questo primo approccio con una o un ballerino guasterebbe in parte la festa. In quel caso avrei a che fare con una maschera perfetta e un'identità tutta da svelare. Difficile posare una maschera incollata. Difficile ma possibile.
Durante il ballo lei parlerà forte con quel corpo vergine del mio schema, della forma che propongo. La capirò per differenza. Inizierò a scoprire chi è basandomi su una precedente scoperta di me. Come avvicinare un colore definito a uno cangiante che piano si definisce.
La capirò per differenza.
Perché mi stringe così forte la mano? Perché sento quel freddo nel petto? Perché il suo busto è così rigido? Eccole le altre maschere che piano appaiono e si presentano in fila. Le vedremo ad una ad una. Con pazienza, respirando. La musica finirà e il modo in cui si allontanerà da me racconterà la storia di come lascia e viene lasciata, di come incontra gli uomini e le donne, di come vive l'abbandono o la liberazione da una madre troppo assillante, di come saluta un padre poco presente o violento. E io accoglierò tutto questo nel mio organismo, consapevolmente, e le chiederò semplicemente: "come stai?"
Ma ora mi chiedo come sto io. Adesso, dopo aver scritto le prime righe del mio secondo libro. Bene, sono curioso di sapere che forma prenderà, in che modo potrò raccontare al lettore questa mia ricerca della Verità.
In questi sei anni, da quando ho pubblicato “TangoOlistico, ai confini del Contatto”, ho apportato alcune modifiche alla disciplina ma soprattutto ho approfondito i temi, esplorato nuovi strumenti e ho deciso di scrivere questo libro per aggiornare lo stato dell'arte, della mia arte, ma anche per accorgermi tramite lo scrivere della miaidentità, del mio percorso. Chi sono?
Alcuni giorni fa durante un gruppo di formazione mi sono prestato come cavia durante la lezione sul Sogno Danzato, una delle novità che avrà spazio in questo libro. Ho raccontato un mio sogno e il gruppo di allievi mi ha accompagnato nella sua comprensione danzando insieme a me con le tecniche particolari che stavano apprendendo. Fantastico. Provare su di me che il Metodo funziona! Attraversare quegli attimi di sgomento e di perdita di controllo, per poi rimettere le cose a posto. Una piccola epifania del mio inconscio. Funziona.
E allora sono qui.
Accompagnato da un gioco di impressioni trasognate e semplici schemi per capire i meccanismi elaborati della disciplina, proverò a raccontarvi la mia arte.
Ma ecco che arriva la mia cliente. La realtà sta per chiamare forte alla porta dell'attesa. Io respiro il momento e inizio la mia giornata di lavoro.
Buona lettura,
Massimo Habib
TANGO
Si vede (quasi) tutto
Il nuovo millennio è appena iniziato e mia moglie mi convince a provare una lezione di Tango Argentino. La accontento. Sì, perché io questa cosa di ballare proprio non la capisco. Mi sembrano un po' superficiali i ballerini e anche un po' vanesi, ma proviamo.
Iniziamo con un paio di lezioni private e non sembra difficile. Sospiro di sollievo.
Ma le cose diventano maledettamente complicate quando partecipiamo ad una lezione di gruppo. Mi ritrovo a ballare con una donna alta quasi quanto me (cioè molto alta) e non riesco a muovere un passo. Fa caldo e inizio a sudare. Lei è irremovibile nel senso che non si muove proprio, mi dice che ci devo pensare io. La mia frustrazione subisce un'impennata e mollo il colpo. Usciti dalla lezione mi ripropongo di non ballare mai più questo “Tango”.
Cos'era accaduto? Cosa miera accaduto?
La mia energia attiva, maschile, propositiva, solare, volitiva era stata dissolta da una fermezza inattesa, una richiesta da parte di quella donna che non avevo saputo soddisfare.
In che modo si manifestava la mia identità in quel periodo? Un po' di sicumera, l'idea di essere “arrivato” nel lavoro e pure una parte maschile tutta da scoprire, quasi da inventare.
Eh sì, perché io i passi imparati li sapevo fare davvero! Ma li sapevo fare da solo oppure con mia moglie con la quale c'era ovviamene una consuetudine relazionale che lo permetteva. Quella donna invece mi aveva messo davanti alla nuda realtà della dimensione della mia parte attiva, maschile.
Il contatto a livello del petto, la musica ritmata, il ruolo, avevano svelato la mia inettitudine a relazionarmi come uomo, come maschio, come essere senziente. Apparivo, energeticamente e psicologicamente, semplicemente come una nullità.
Oggi sorrido nel ricordare quell'episodio ma il cassetto degli attrezzi che ho pazientemente costruito in tutti questi diciotto anni mi consente di comprendere a fondo ciò che era accaduto. D'altra parte, grazie anche a quella mia esperienza, mi sono accorto che meccanismi analoghi si manifestano anche nei miei allievi e allieve.
Ad esempio, mentre insegno ad un gruppo o ad una coppia, vedo l'uomo che non riesce a muovere un passo nonostante conosca la tecnica. E vedo il suo sguardo un po' disperato, pronto a rinunciare ad entrarenel meccanismo della realtà, della realtà relazionale.
Oppure, quando una donna a cui sto insegnando i primi passi si ostina a non appoggiare completamente il piede a terra nonostante le abbia spiegato molto chiaramente le regole, perché lo fa lo stesso? Cosa mi sta comunicando? Oggi conosco bene la ragione di quel comportamento. Ha un significato codificato ed è valido per tutti. Grazie al tango è possibile, se vogliamo, comprendere a fondo molti dei nostri comportamenti, molti ma non tutti.
Il Tango Argentino non è una metafora di vita, è uno straordinario strumento di prova inconfutabile di chi siamo mentre viviamo un oggettivo momento di realtà relazionale.
Si vede (quasi) tutto.
Ma facciamo un passo indietro. Quali sono gli elementi peculiari del tango argentino? Perché rende possibile il manifestarsi di questi meccanismi? In cosa si differenzia dagli altri balli?
Gli aspetti fondamentali sono tre: il contatto a livello del petto, la postura ed i ruoli.
La tensione di due corpi che si cercano prevalentemente a un livello alto, nella zona dove risiedono il cuore e i polmoni è una tensione prettamente relazionale. Fatta eccezione per il viso, si tratta dei luoghi della comunicazione per eccellenza.
Sentirai il mio cuore battere e il mio respiro funzionare. Ci stiamo dicendo che siamo vivi, il modo in cui siamo vivi oggi. Straordinaria occasione di scoperta di noi!
Offrite questa particolare modalità di incontro a due persone qualunque, che non si conoscono. Spiegate loro che è funzionale all'apprendimento di questo ballo e guardate cosa succede. Poi cambiate le persone, altre due e osservate le differenze: saranno enormi. Il primo timido passo alla ricerca dell'identità.
Il contatto a livello del petto scatena oceani di verità nascoste, complesse, a prima vista indecifrabili ma, appunto, le scatena, le incendia, le illumina. Potremo osservare imperiose resistenze al contatto, battito del cuore che quasi sparisce oppure accelera incontrollato, respiro che si blocca. Ma soprattutto i corpi fanno cose inaudite: si inarcano le schiene, le gambe si flettono o si stendono. Gli occhi si sbarrano aperti o si serrano chiusi.
Ora dite alle coppie di allontanarsi, di tornare nella condizione di quiete precedente e poi proponete una camminata normale, da soli.
Ogni oceano è rifluito. Come un'alluvione che non lascia traccia in una città che torna alla sua vita quotidiana, così queste quattro persone torneranno a muoversi come prima, incoscienti e immemori di quei tre minuti di tempesta. I lampi si sono spenti, i tuoni sono silenti e... il velo che ricopriva la loro anima si ricompone, come una resilienza muta che sa di sollievo e stasi emotiva.
La postura, per me e per altri milioni di tangheri così naturale e ovvia, rappresenta per un neofita una sfida non banale. Come mi devo mettere? Ma siamo sicuri che si faccia così? Recentemente un mio allievo ha rinunciato a proseguire le lezioni perché si reputava inadatto ad assumere tale postura. Si tratta in definitiva di un baricentro spostato in avanti, identico per uomo e donna, funzionale ai meccanismi di ballo.
E infine i ruoli. Nel tango l'uomo guida e la donna segue. L'alternativa, semplicemente, non è realistica. Il vero motivo di questo basilare meccanismo sta nel sistema di comunicazione che si deve creare nel ballo. Nel tango le combinazioni di passi e di figure sono praticamente infinite. Sarebbe impossibile trovare un'intesa fra uomo e donna su quale debba essere il prossimo passo, la prossima direzione. Uno dei due deve dare indicazioni chiare, precise, non negoziabili, definitive, altrimenti la danza si interrompe. Questo è quanto.
Naturalmente seguire non significa obbedire e guidare non significa obbligare, ma di questo tratteremo più avanti.
Ciò che importa sottolineare in questo momento è che i ruoli, quali che siano, sono chiari.
E qui la nebbia che ci penetra l'anima può iniziare lentamente a dissolversi.
Chi sono?
La chiarezza dei ruoli è forse l'elemento più importante che ha prodotto in me il seme da cui è poi scaturito il mio Metodo. Durante quella lezione, quando io cercavo disperatamente di far muovere anche un solo passo alla donna irremovibile, il mio carattere mi aveva letteralmente sbattuto davanti ad una occasione di chiarezza. Banalmente, chi doveva guidare in quella situazione? Lei lo pretendeva, il ballo lo ordinava, io non lo facevo.
Sono tempi insoliti per noi uomini figli di un patriarcato logoro ma presentissimo. Accusati di una aggressività che tanti danni ha fatto e fa ancora nel nostro mondo ci rintaniamo in una sorta di blocco preventivo, una ignavia energetica ed espressiva dove, se fare la guerra o picchiare una donna è sbagliato, non sappiamo ormai cosa possa essere giusto.
Il tango offre una straordinaria occasione di mostrare e dimostrare una aggressività sana, significante, produttiva, illuminata che possa far splendere l'armatura del guerriero della vita in armonia con ciò che ci circonda. Ma come si fa?
Il tango offre all'uomo una regola da rispettare e praticare. Non sarà sufficiente a formare l'uomo ideale ma c'è un obiettivo (imparare a ballare), uno strumento (la tecnica) e un piacere legato a una soddisfazione (portare la donna). Restando nell'ambito ristretto della danza questi aspetti possono essere sufficienti a portare un po' di chiarezza nel ruolo maschile. Certo, l'obiettivo dell'insegnante è quello di formare un ballerino e niente più ma l'esperire il ruolo in modo continuativo, la ricerca di un equilibrio e lo stare nelle trame musicali nella maniera più adeguata possono favorire un benessere che, anche senza un processo esplicito di consapevolezza, crea un cambiamento di fatto, anche se non definitivo, nell'organismo del ballerino.
E la donna? La richiesta che il tango le propone è ardua, a volte impossibile da esaudire. Seguire. L'arte della seguidora.
Diciamocelo chiaramente. Una larga parte delle donne che partecipa ad un corso base di Tango Argentino, dopo una decina di lezioni non si avvicina nemmeno lontanamente al concetto di seguidora.
Razionalmente il concetto viene digerito piuttosto rapidamente, il problema è attuarlo. L'uomo (che come abbiamo visto ha i suoi problemi a reggere il ruolo) incespica sui passi appresi. La donna (che impara gli stessi passi più velocemente di lui) si spazientisce e finisce per prendere il comando delle operazioni. Ad un occhio poco allenato la coppia sembra stia ballando un tango ma quello che stanno mostrando e vivendo è finto, artefatto, privo di passione, confuso, intermittente, rigido. Ci sono coppie che continuano così per sempre, in un gioco delle parti rovesciato e malinteso che si trascina all'infinito. Sto parlando di ciò che accade durante il ballo, ovviamente...
Si vede (quasi) tutto.
Il vero problema della donna è che accettare questo ruolo implica riconoscere che durante quei tre minuti di danza qualcun altro, in questo caso un uomo, possa occuparsi di tutto o quasi. Significa che la donna si può finalmente rilassare e farsi portare, magari ascoltando la musica. E dov'è il problema? Direte. Il problema sta nelle conseguenze di tutto questo. Lasciarsi andare, accettare, ascoltare senza parlare, muoversi senza proporre significa aprire una valvola fondamentale del nostro essere. La valvola del sentire. E la vita ci ha insegnato, ci ha imposto, che sentire spesso è sinonimo di sofferenza e, in alcuni casi, di piacere. Ma questi casi sono pochi, e allora la valvola si chiude, gli occhi si aprono, si sbarrano, il corpo si irrigidisce, dice forte il suo no e alla fine trova un modo finto come una pantomima per ballare comunque.
Anni e anni di esperienza mi dicono che una donna che abbia subito una qualunque forma di abuso, dall'attenzione psicologica di un parente alla violenza sessuale, ballerà tango con gli occhi sbarrati, perché la vita le ha detto che chiuderli è pericoloso e che ha sofferto abbastanza e che la ricerca del piacere è tarlata da una marea di dolore e che le cose, se non sta attenta, si ripeteranno. E allora, sì, vorrei ballare il tango, io donna, ma non posso consentire a questa meravigliosa danza di impossessarsi di me perché di me non si impossesserà più nessuno.
Si vede (quasi) tutto.
Gli occhi. Quanti occhi ho visto e come parlano chiaro senza dire una parola. Parlano di bambini felici quando, aperti, sprizzano gioia e soddisfazione nell'uomo che guida respirando la vita, parlano di bambini assonnati dopo una giornata intensa nella donna che segue trasognata. Parlano di bambini che non vogliono più vedere dopo essere stati umiliati durante un gioco magari dal padre giudicante. Ed eccoli quegli occhi chiusi negli uomini che guidano senza prendersi la responsabilità del percorso da fare perché preferiscono non vedere, perché la vita ha detto loro che davanti alle situazioni difficili a volte è meglio essere ciechi. E il tango può essere vissuto proprio come una situazione difficile.
Ovviamente tornerò su questi aspetti basilari del tango (contatto, postura e ruoli) più avanti quando esporrò il mio metodo, ma sin d'ora è fondamentale intuirne le potenzialità.
Si vede (quasi) tutto.
In questo quasiancora riparato da un mantello scuro, c'è il seme del mio lavoro, il tassello che mette a posto il meccanismo vitale, l'ingranaggio che dà il laal percorso di crescita personale, alla guarigione della ferita. Ma non è ancora tempo. Ora diamo spazio ai meccanismi energetici di questa meravigliosa danza.
Energie
Quando una forma, una struttura, raggiunge uno stato di equilibrio, qualcosa nella sua sostanza può iniziare a funzionare. L'equilibrio consente alle forme di vita di manifestarsi, di apparire. Come un torbido che si rischiara così le onde che ci perturbano possono lasciare spazio a quella trasparenza che ci definisce nel mondo, a tratti.
Equilibrio non significa sanità o felicità. È un momento, un lasso di normalità che ci consente di respirare una coscienza di noi.
Naturalmente possiamo ambire a stati di equilibrio differenti. Possiamo diventare più felici, più espansi nel mondo e pure restare in equilibrio, oppure possiamo deprimerci e sperimentare un equilibrio pesante e quasi immutabile.
Fra un equilibrio e un altro ci sono gli spostamenti. Passaggi difficili a volte lunghi e tormentati, a volte improvvisi e lancinanti durante i quali le onde si infrangono contro scogli inaspettati. Nonostante il nostro organismo tenda all'equilibrio, questo lascia spazio alla trasformazione che ci porta giù o su nella scala della vita e poi ci lascia appesi a registrare un nuovo bilanciamento osservabile.
Ebbene, il tango argentino propone una griglia di possibile equilibrio con la quale possiamo misurarci e che possiede un funzionamento energetico intrinseco di grande potere interpretativo.
Se proponiamo ad un neofita di assumere una postura tanghera dopo avergli ovviamente spiegato come funziona, osserveremo subito i molteplici discostamenti che appariranno sotto forma di contrazioni o distensioni muscolari, sguardo, posizione ecc. Ma... discostamenti da cosa?
Proviamo a leggere il tango dal punto di vista energetico.
Terra
Per danzare, da soli o con qualcuno, dobbiamo avere una qualche contezza del nostro rapporto con la Madre Terra.
Con un po' di allenamento, un allievo di Tangoterapia Metodo Habib è in grado, osservando il modo incui balla una persona, di specificare quale sia il suo rapporto con la terra. Ma di che rapporto stiamo parlando?
Il tango, per quanto sofisticato, intellettualizzato, è pur sempre un ballo popolare. Le sue umili origini si portano dietro aspetti di sopravvivenza, combattimento, corporeità di base. Ben sanno i ballerini e le ballerine che nel tango la gamba sulla quale portiamo il peso si distende attraverso il piede completamente sulla terra, conquistando il pavimento alla ricerca di un equilibrio posturale che ha proprio la sua radice nella pianta del piede. Quanto più questa distensione sarà completa, serena, soddisfacente, tanto più l'equilibrio complessivo della persona ne trarrà vantaggio.
Ma la terra, elemento che per tutti noi dovrebbe essere ovvio, scontato e onnipresente può, invece, rappresentare un grande elemento di criticità nel rapporto con noi stessi e con gli altri. Rappresenta infatti il nostro principale confronto con la realtà.
Energeticamente parlando, la terra mi definisce nella parte inferiore del mio corpo: piedi, gambe, bacino, pancia. Le carni, camminando, si colorano, si stendono, prendono forma e parlano di sé raccontando la loro storia. Le mie gambe mi sorreggono? Posso fidarmi di loro? Oppure sono costretto a rinnegarle sollevandomi dalla terra quasi bruciasse e impedendomi di rilassarmi? Tipico, questo atteggiamento in ambedue i sessi. Quasi mi metto sulla punta dei piedi per... essere all'altezza!
Quale sforzo, quanta intenzione, che spreco di energia. Eppure a volte questo atteggiamento corporeo e posturale è talmente insito, radicato, che l'individuo lo attua senza alcuna coscienza. L'automatismo appare in tutta la sua caratterialità inconsapevole. Mi fido così poco della terra e del mio compagno che sono costretto a restare bloccato in una terra di nessuno, in una tensione che non ha obbiettivo se non quello della tensione stessa e della fuga dalla sensazione pura di sé.
La cosa incredibile è che se osserviamo lo stesso individuo camminare da solo e non collegato nella relazione di tango, non vediamo nulla di tutto questo. La sua tensione scompare, la sua camminata è normale.
Ora attenti: è la relazione che illumina il carattere. La nostra nevrosi riluce grazie al contatto con l'altro, la svela, e ci consente di osservarne il funzionamento.
Vedremo più avanti un concetto centrale per tutto il mio lavoro che ora solo accenno. Ciò che consente di approfondire il tema del carattere umano non è lo studio della relazione fra due individui bensì lo studio della reazione di un individuo in un contesto relazionale. L'altro individuo viene considerato come una variabile indipendente mentre l'oggetto di studio è il primo individuo il cui funzionamento appare grazie alla presenza e al contatto portato dal secondo.
Ma di tutto questo più in là. Fatto sta che la mancanza di terra appare proprio durante questa relazione.
A volte invece accade l'esatto contrario.
Come una montagna che implode, un palazzo che crolla su sé stesso, così alcuni individui reagiscono al contatto tanghero, immediatamente. Un collasso energetico provocato dalla presenza di un altro essere umano. Le gambe si flettono, i piedi affondano nella terra e si fanno pesanti, quasi irremovibili. La testa si china come una resa incondizionata, una sorta di accettazione di inferiorità davanti all'altro. Una disperata richiesta di aiuto, muta, con il corpo che la urla.
Questo affossamento è figlio del modo in cui abbiamo vissuto la nostra infanzia. Se nel caso della tensione estrema verso l'alto siamo stati educati nel senso di un dover essere all'altezza dei genitori, in questo caso abbiamo imparato ad obbedire come atto necessario per ottenere da loro un briciolo d'amore.
Il lettore non si dolga di questo sguardo ancora superficiale volto verso temi enormi qui solo accennati. Nella parte attinente al Metodo proverò ad approfondire ed esemplificare le conseguenze del disequilibrio con la Madre Terra.
Fatto sta che ballare tango significa inevitabilmente confrontarsi con queste possibili polarità. Quale che sia la manifestazione di me, accartocciato o iper-espanso verso l'alto, il solo apprendere la forma corretta, la postura equilibrata, potrà favorire un aggiustamento ancorché parziale o temporaneo del mio atteggiamento verso la vita. Il solo esperire una forma di nuovo equilibrio mi consente di venirne contagiato, come una speranza, un movimento di vita.
E terra non significa solo piedi e gambe.
Le conseguenze corporee del contatto con la terra attraversano tutto il corpo dai piedi in su e, quando riguardano i primi chakra, ci parlano di parti fondamentali di noi: sopravvivenza, sessualità e piacere.
Quanto più sarò in grado di affidarmi alla terra, di accettarla come madre, come stabilità, tanto più i miei organi primari, bassi, potenti potranno esprimersi liberi di soddisfare i loro bisogni.
Ma osserviamo una situazione di chiaro disagio.
Ricordo una cliente che aveva un obiettivo preciso: comprendere i motivi della sua insoddisfacente relazione con il sesso. Durante i primi incontri accadeva sempre che, sin dal momento precedente il mio abbraccio, si metteva sulle punte, aspettandomi. Ciò che accadeva dopo era prevedibile e conosciuto. Restando prevalentemente sulle punte il suo ballo era troppo tensivo, il suo respiro quasi sempre bloccato, il suo incedere era il risultato di una resistenza alla mia guida e di un tentativo di condurre lei. Poteva presentarsi il piacere, in una qualsivoglia forma, date le circostanze? Senza l'abbandono alla terra non è immaginabile abbandonarsi a sé stessi e al proprio piacere, in particolare quello sessuale. Siamo fatti così.
Quella donna metteva in atto un comportamento specifico che la allontanava dalla sensazione di sé.
Più avanti vedremo come il Metodo può aiutare le persone ad accorgersi di questi meccanismi e a trovare le strade per correggerne le conseguenze sul benessere.
Dunque ballare tango significa in primo luogo accettare la dimensione terrestre del nostro organismo, accettare in una qualche forma che le sensazioni che la terra mi dà sono essenziali per relazionarmi con me e con gli altri.
Cielo
Se ballassimo tango dominati dall'energia di terra finiremmo per gattonare come un bambino o, con un'immagine meno suggestiva, incederemmo pesanti verso l'altro rivolgendo lo sguardo a terra. Invece ecco il bilanciamento verso l'alto, un'energia fondamentale per l'equilibrio del nostro organismo. L'energia del cielo.
Come in uno stretchingche non prescinde dalla terra ma anzi la certifica, ecco che il corpo di stende verso l'alto restando energeticamente radicato a terra. Quella del cielo è probabilmente l'energia dell'adultità. Il nostro essere si staglia per vedere il mondo, comprenderlo, ma soprattutto saggia e misura le proprie potenzialità di grandezza, di espansione. Ergersi oltre un ostacolo, formulare un'idea nuova, sentirsi attratti da qualcosa che ancora non si conosce. Un ballerino di tango non pensa a tutto questo quando danza ma, se non rispetta questa fondamentale modalità posturale, il ballo diviene pesante e incerto e la coppia non riesce a creare l'alchimia necessaria per produrre i passi. Ciò che dico vale indifferentemente per uomo e donna.
Come posso sapere chi sono se non misuro la mia reale altezza?
Come per la terra anche qui l'evento scatenante, quello che determina il cambiamento è costituito dall'incontro a livello del petto. Il solo avvicinarsi all'altro modifica la mia tensione verso l'alto. A seconda di chi siamo e come stiamo il nostro corpo renderà esagerato il movimento verso il cielo per ribadire all'altro che siamo i migliori, oppure si inchinerà alla grandezza del partner per confessare la sua remissione, la sua difficoltà ad accettare le potenzialità.
Che fatica trovare un equilibrio soddisfacente fra queste due prime energie! Accettare una realtà terrena e nel contempo essere all'altezza della nostra dimensione potenziale.
Cielo è anche ideazione e progettazione. Ogni movimento psico-corporeo verso il futuro è denso di cielo. A volte questa dimensione si presenta però come sovraesposta e rischiamo di diventare un palloncino pieno di elio che perde ogni contatto con la terra.
Osserviamo coppie di tango danzare in una milonga. In alcuni casi troveremo evidenza di queste riflessioni, la troveremo in uno sguardo un po' allucinato di un uomo che guida e invece di guardare avanti a sé si perde nel soffitto come se lì potesse trovare la risposta alla domanda attuale: dove vado? Oppure in una donna che, occhi aperti e spalle in fuori, rigida e in tensione, partecipa alla danza come un ologramma mentre ogni sua emozione, profondità, consapevolezza e presenza risiedono in un "non si sa dove" dissociato, altrove, indefinito.
Esiste una dimensione mediana fra l'evaporazione e lo schiacciamento a terra. Ma non è la soluzione che cerchiamo. Rivedremo questa considerazione più avanti quando esporrò il Modello Interpretativo Quadripartito, ma già ora possiamo riflettere sulla forma che può prendere questa postura equilibrata con l'obiettivo di favorire il benessere.
Ciò che consente il funzionamento dell'organismo, relativamente a queste sue energie è la contemporaneità del loro funzionamento, la comprensione profonda dell'esistenza di queste due parti. Non chiediamo a terra e cielo di fondersi in noi bensì chiediamo a noi stessi di accettare la loro presenza in noi. Accettiamo di ascoltarci in questo dimensionamento. Non è dunque la via di mezzo che cerchiamo bensì l'integrazione delle nostre energie.
Fantastico, in questo senso, il contributo che il tango può dare alla comprensione del nostro funzionamento psico-corporeo. Chi si iscrive ad un corso di tango non pensa a tutto questo e probabilmente non lo farà mai. Questo è normale. Ciò non toglie che questa danza si presti, come stiamo scoprendo, a profonde riflessioni sul nostro funzionamento.
Imparare a ballare tango è un po' una terapia inconsapevole, sotto traccia, che dà stimoli e sensazioni nuove ai ballerini in erba senza spiegare loro il come e il perché. E se non possiamo considerarla proprio una terapia, una forma di cura esistenziale, ci stiamo avvicinando a piccoli passi ad un punto di svolta. Sarà sufficiente il tango così com'è a spiegare il funzionamento dei meccanismi umani?
Si vede (quasi) tutto.
Relazione
Quando ci innalziamo e al contempo restiamo radicati a terra, con il peso chiaramente su una gamba mentre l'altra resta vicina alla prima, accade qualcosa di molto particolare.
Si crea infatti una distensione a livello del plesso solare come se questo stretching in primo luogo fisico mostrasse una sorta di apertura, un varco sotto il petto. Provare per credere. E' come se si creasse uno spazio energetico in parte sconosciuto pronto per essere riempito e reso significante di vita. Se a questo fenomeno aggiungiamo il baricentro spostato in avanti necessario perché il processo posturale tanghero sia compiuto, allora siamo pronti per esplorare il vero obiettivo di ogni ballerino di tango: la relazione!
Quanto più questo varco energetico, questo vuoto fertile nel mezzo del nostro corpo si rivelerà (ovvero quanto più l'equilibrio fra terra e cielo si sarà creato) tanto più la relazione che si manifesterà fra uomo e donna sarà autentica, significante, potente e... pericolosa.
Chi sono? È possibile che questo particolarissimo contatto possa contribuire a spiegarmelo?
Si vede (quasi) tutto.
L'energia relazionale è resa possibile dall'equilibrio fra le altre due, frutto di un'espansione e distensione dell'organismo che consente un'apertura verso ciò che accade di fronte a noi. Tutto questo avviene a prescindere da ciò che sta accadendo davanti a noi.
Vediamo ora come questa energia si manifesta a livello tecnico.
Propongo spesso sia nei corsi di tango sia nei percorsi del mio Metodo, una camminata solitaria dei partecipanti dopo che questi sono stati preparati ad agire le tre energie. La preparazione relativa alla terza consiste nello sperimentare il baricentro spostato in avanti. Immaginiamo che un filo parta da un punto situato qualche centimetro sopra l'ombelico e miri a terra davanti a noi a circa un metro di distanza. Questo filo ci tirain avanti. È come un'attrazione verso il futuro che non ci fa piegare bensì attrae tutto il nostro essere mantenendolo integro. Restiamo eretti con lo sguardo in avanti ma il nostro petto appare spostato rispetto al bacino e alle gambe. È esposto verso il futuro. La postura che ne deriva assomiglia molto a quella dello sciatore o del calciatore. Questo baricentro spostato porta pressione e intensità sulla gamba su cui abbiamo il peso. Da una parte ci dà la possibilità di controllare perché aumenta la nostra sensibilità sul piede, dall'altra ci espone a ciò che può accadere. Il nostro petto è aperto.
Il tanghero o la tanghera del caso non lo sanno ma, quando ballano bene, stanno esprimendo un chiaro sìalla vita. Il loro protendersi vigile verso l'altro, prima di avere un significato relazionale ha un significato esistenziale, individuale.
Far sì che questo accada non è semplice. Le nostre rigidità caratteriali, frutto della vita passata e presente, quasi sempre plasmano la nostra postura in due posizioni classiche: quella col baricentro ben allineato che ci tiene eretti e indipendenti e quella col baricentro indietro con una tensione che rema contro l'incontro con l'altro.
Ed eccoci giunti alla relazione, al contatto, all'amplificazione del nostro sentire.
Con quante donne e quanti uomini ho ballato...
La gran parte sperimentano una resistenza automatica che solo l'apprendimento della tecnica riesce a lenire anche se non sempre.
Una ragazza a cui sto per insegnare i primi rudimenti del tango si avvicina apparentemente fiduciosa. Io l'abbraccio dopo averle spiegato le tre energie del tango e, immediatamente, il suo corpo reagisce. Le braccia creano tensione, il busto si allontana, il respiro si blocca. Ogni mio tentativo di rassicurarla con l'obiettivo di cambiare questa tensione risulta vano. Perché? Perché l'innesco tanghero ha fatto emergere il suo nonei confronti dell'altro. Ora qualcuno potrebbe, a diritto, sostenere che questo fenomeno dipende dall'altro o dalla circostanza e invece, dopo dieci anni d'esperienza, posso dire di no. Ciò che emerge in lei nulla ha anche fare con me. Sarebbe più o meno la stessa cosa con un altro uomo. Strabiliante fenomeno se lo pensiamo nell'ottica di contribuire a far prendere forma ad una disciplina di crescita personale che studia proprio il carattere. Ma di questo più in là.
Basti per ora al lettore di visualizzare questa costanza, questa rigidità che non cambia se non dopo ore di lezioni individuali e comunque mai scompare del tutto continuando a rivelare, in parte, chi sei.
Si vede (quasi) tutto.
Le potenzialità di questo sì alla vita sono infinite. Un tanghero che riesce a comunicare le sue intenzioni, passi, marca, ad una tanghera rispettando questa disposizione energetica, risulta chiaro, potente, attento. Ed una tanghera, che a sua volta risponde con la medesima postura, esprime un sì chiaro e definito come una antenna tesa all'ascolto che si protende verso l'emittente per comprendere i suoi codici.
Ma queste tre energie si nutrono l'una dell'altra e questo è meraviglioso. Un disequilibrio nella terra porterà la mia energia troppo in alto e invece di dire sì alla vita lo dirò alla Luna o al Sole lasciando il mio compagno solo e me sulle nuvole, inconsistente sognatore che idealizza l'altro nel bene e nel male. D'altro canto, un Sole spento mi abbatterà in giù a implodere su di me e dire sì alla vita mentre sto implodendo è come celebrare un matrimonio mentre mi chino a raccogliere una fede caduta.
Non so se esista un ordine fra le tre energie, quale sia quella che crea i presupposti perché le altre possano manifestarsi. Probabilmente è una questione inutile. Ciò che conta è osservare ciò che accade quando le tre sono in equilibrio e si verifica quello splendidostretchingvitale che tanto può dare al ballerino e al cercatore della verità che ognuno di noi è quando si pone le domande più importanti: chi sono, dove vado.
Prima di addentrarci nelle tangoterapie e nel mio Metodo proviamo a concludere questo breve sguardo sul tango.
La contemporaneità di essenza popolare e intellettualizzazione produce un contrasto che resta impresso nella tecnica e nella riconoscibilità del fenomeno anche a livello relazionale e sociale. C'è una solidità, nel tango, che ogni ballerino presto scopre e di cui sempre si innamora. Come se lo schema stesso, i ruoli chiari, la musica identitaria, le regole di comportamento sempre uguali da un secolo, permettessero il sopraggiungere di una sorta di fiducia sociale. Il tango si presenta come un contenitore blindato, ripetibile, costante, in una parola, affidabile.
Il lettore che non balla non creda che il tango che si danza in milonga sia quello che si vede negli spettacoli dei ballerini professionisti. L'evento sociale e relazionale che si manifesta ogni sera, ogni notte è fatto di passi tutto sommato semplici, intrecci riconoscibili, sequenze in parte inattese ma iscritte in un quadro comunicativo consistente e meno complesso di quanto possa sembrare.
Insomma, il tango si mostra come una formidabile struttura energetica, un esempio di equilibrio vitale, uno schema con cui misurarsi.
Sono tuttora convinto, dopo diciotto anni, che il tango sia un perfetto punto di partenza per comprendere i meccanismi della nostra anima, del nostro carattere. Come ho scritto più volte; si vede quasi tutto.
Vediamo ora in che modo si è pensato di utilizzare il tango per aiutare le persone, con quali obiettivi, in che modi.